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Il peso delle donne senza nome

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Pronunciando Mosè dici l’ostetrico
delle Miriam che lo hanno messo al mondo,
dal grembo naturale al suo cestello,
è vocazione il nome, di Pietro di Simone, 
un compito preciso la chiamata,
come sulla terra, la promessa, 
c’è il soffio di Giosuè e poi Gesù -

e tutte quelle donne che continuarono a seguirlo

 

compagne del morente, che è ancora vita,
senza nome, loro che “Di buon mattino,
il primo giorno dopo il sabato, 
vennero al sepolcro al levar del sole.”
le donne non chiamate, donne laiche,
oltre il masso, rotolato via con il timore,
le apostole degli Apostoli, madri testimoni 
della morte, della sua deposizione, di chi risorge

 

con quale nome? Chi non esiste è grande peso.

Nell’acqua amara dell’amniotico rimane
ripetuto il nome di Maria, non altro quasi,
dal ventre pieno al vuoto della tomba.
E fosse solo questo, basterebbe

il coraggio della prima, a costo della vita,
nel domandare all’Angelo la via;
o quello dell’ostinata scavatrice sulla torre,
la prima donna ricomposta nel suo corpo-
non è un caso, proprio lei, di Magdala
la possibilità di essere chiamata col suo nome
nel luogo più preciso di ““Maria!”

 

“Rabbuni”- anche tu ti sei commosso

fino al pianto, nella casa di Betania,
per tirare fuori l’uomo e farlo alzare,

con un grido. Chi non esiste è un peso
che farà dei piedi una maestra,
dello scarto un tempio esatto
nell’accogliere il viandante con le orecchie-

 

due volte solo hai accusato la tua sete
con un imperativo, sulla croce, 
e, davanti al pozzo, alla straniera-
a qualcuno che non c’è, la macchia nera
di Samaria, che hai assetato
domandando acqua, e lei,
nel ministero dello svuotamento,
ti ha sposato.
Nessuno mangia più da quell’incontro
nessuno beve altro che l’amore,

celebrando la più vera eucarestia.
Nel punto luce che riconsegna la bellezza


coloro il ventre d’acqua nel deserto
dipingendo la donna cananea

col verdemare dei suoi occhi glauchi,
la fenicia che seduce con i cani 
riconoscendo un pane buono nei frantumi.
Verde anche la dramma, e chi la cerca al lume


per la prima comunione; con il rosso
del sangue del tabù, l’emoroissa,
la più lebbrosa degli infetti, senza chiesa,
e bianco il tocco delle mani 
sul mantello.
Col celeste dell’azzurro di Maria
coloro il primo figlio di una donna
senza Abramo,
la sua rivoluzione per il mondo.

Tengo il giallo per la fine, della vedova,


una macchia di sole abbacinante,
la perfetta-
fra i dottori seduti ai primi seggi
c’è il suo cuore, e tutto ciò che ha
una poesia.

 Amina Narimi - 02/12/2017 13:01:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Cara Franca, come ti ho già scritto altrove, la commozione che mi ha tenuta fra le braccia leggendoti è stata così compiuta da rendere impossibile separare la gioia dalle lacrime...grazie amata amica mia

 Franco Bonvini - 29/11/2017 22:50:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Difficile il rifiuto dei giudizi comuni, ma necessario. Resta sempre una pena sottile. Ma forse anche Lui...

 Franca Alaimo - 29/11/2017 22:38:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Dopo tante poesie dedicate alle donne, talvolta belle ma ripetitive e spesso aggressive e accusatorie, lette in questi giorni, ecco finalmente una poesia che ricorda come la donna sia stata da sempre portatrice di quella trasgressione, che si origina dall’amore e dalla capacità di rompere qualsiasi trito schema, qualora esso sia vuoto corpo o inumana legge (si pensi, prima dell’avvento del Cristianesimo, a Ismene).
Della predicazione di Cristo pochi mettono in rilievo il ruolo che egli riconobbe alle donne (il Cattolicesimo non solo l’ha ignorato, ma è anche stato - è - colpevole della mentalità del patriarcato), il suo rifiuto dei giudizi comuni (la prostituta, l’adultera e così via) e il recupero della figura della donna come "persona" capace di gestire la propria esistenza e decidere
. Attraverso la strada sacra di questa lettura, Amina canta in tutta la sua potenza e regalità e pienezza la presenza della donna nella Storia, tessendo versi magnifici, fieri e commoventi.

 Amina Narimi - 29/11/2017 13:23:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Liliana sei sempre generosa con me,
porti sempre acquabuona fra la giumella semplice di queste mie piccole mani...
ti voglio bene, grazie di cuore

 Amina Narimi - 29/11/2017 13:21:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

grazie a te Franco caro

Grazie amatissima L’aura, ti stringo al cuore commossa

Grazie Arcangelo, ben trovato qui fra lo stupore della tua meravigliosa poesia, grazie di cuore

 Amina Narimi - 29/11/2017 13:19:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Grazie di cuore mio amatissimo Gil, la vera bellezza è poter leggere le tue parole come fossero mani nelle mani...le nostre
grazie miofratellosempre

 Amina Narimi - 29/11/2017 13:17:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Grazie con profonda emozione, Maria
la religione della tua stessa libertà mi ha spinto amorevolmente alla ricerca di queste donne, scoprendo nel loro nome la profezia della novità.

quando Gesù comincia ad annunciare la sua passione, morte e resurrezione gli apostoli pian piano cedono..fino al sonno, ma per essere testimoni bisogna avere “ visto” ognuno dei tre annunci. Sotto la croce ci sono soltanto le donne, ( e un discepolo senza nome) le stesse tre donne saranno presenti dove viene deposto e sempre loro porteranno l’annuncio, come Apostole degli apostoli, della risurrezione
Anche Zaccaria dentro al tempio, mentre faceva salire la preghiera del popolo per aveve un segno da Dio, fu visitato dallo stesso angelo di Maria, ma uscì muto,
quasi a significare che il sacerdozio non fungeva più da intermediario con Dio.

Elisabetta infrange le tradizioni e in quel momento è lei il vero sacerdote , Zaccaria non pronuncerà il nome di suo figlio, ma lo scriverà su una tavoletta.
L’albero si capovolge con le radici in aria , Elisabetta scegli il nome “ compinedo una rivoluzione” di Giovanni - e non “ Zaccaria” a perpetuare il nome dei figli di Abramo , il “ peculium”, la parte scelta da Dio fra tanti popoli, come si legge in Genesi al cap. 15, la promessa di una discendenza eterna.
Così il dono di Dio non necessita di giorni precisi di edifici di forme,
domanda spazi “ liberi” tanto da chiamarlo “ dono di Dio” Giovanni appunto-
ma serve qualcuno che pronunci quel Nome, per sapere dov’è, un principio d’amore, il vero movimento del Vangelo.
Con il Nuovo Testamento Maria porta davvero una rivoluzione, la sua verginità è rivoluzionaria perché per la prima volta si interrompe il principio identitario del maschile, nessun uomo potrà dire “ questo è figlio del mio sangue”-
Fino ad allora solo il maschio, il padre “ generava” i figli, e la donna serviva solo per “ metterli alla luce” . questo fu uno dei primi richiami che colpì tanti anni fa il mio sentire, leggere nel Primo Testamento :
“Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe…”

Maria anticipa nel Magnificat ciò che farà Gesù. La salvezza depositata solo in Abramo, con il patto di Alleanza, diviene universale, diveniamo figli di una donna, fino ad allora impossibile. Maria prima ancora di Gesù va contro le leggi, se era già promessa alle nozze con Giuseppe, nel dire “Eccomi” all’angelo.
E ancora Gesù rafforza a chi gli dice : “C’è tua madre e ci sono i tuoi fratelli” rispondendo “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” (Vangelo di Marco (3,20-35), - il luogo di Dio non è più la famiglia di sangue , sovvertendo ogni principio identitario.
Lo spirito del giudaismo identitario e l’influsso del mondo romano debbono aver avuto la meglio se ancora oggi portiamo solo il cognome del padre, del maschio,- che in ebraico significa “ ricordo”, per dare l’eternità.



 Franco Bonvini - 29/11/2017 09:56:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Bella l’ idea della cascata di Liliana.. e Amina è la fonte che la alimenta

 Arcangelo Galante - 29/11/2017 09:43:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

DONNA NEL TEMPO

Alla vita fedele
tenera e fragile
forte e coraggiosa.
Accompagni l’uomo
nell’intera esistenza
sorreggendolo
con l’amore immortale
di luce radiosa.
Faro perenne
per chi cammina
nell’oscurità
dell’egoismo
e dell’assenza.
Moto perpetuo
che si rinnova
nel mistero
della tua presenza.
Muovi i fili
di pensieri
a volte inaccessibili
o smarriti
nell’ignoto.
Tessi le trame
ai destini
di chi
per amore
a te è devoto.
Soffri in silenzio
quando il gelo
dell’umanità
ti pugnala il cuore
come un stolto.
Donna e madre
creatrice e femmina
tu, sei la vita
e la storia lo insegna...
talvolta appari
come donna senza volto.

Cordialmente saluto, Amina Narimi, augurando un sereno proseguimento letterario, nel bel sito de La Recherche.:-)

 Liliana Zinetti - 29/11/2017 09:36:00 [ leggi altri commenti di Liliana Zinetti » ]

Leggere Amina è una continua epifania. Le immagini hanno una potenza immaginifica e rivelatrice, il lessico sempre alto. Mi fai pensare a una cascata che sgorga da rocce secolari e ha in sé le luci,le ombre, i rumori e i colori del mondo.
Ti abbraccio
Liliana Z

 Maria Musik - 28/11/2017 20:15:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Questo testo "sacro" è memoria della storia della donna, sin dal titolo che è già epifanico. La Bibbia è piena di donne il cui "peso" ha cambiato i destini di popoli e del Popolo per eccellenza, l’Umanità. Anche la Storia ne è colma... ma non i libri di storia. I nomi delle donne sono spesso relegati in appassionate monografie ma mai, o quasi, compaiono nei testi scolastici, per fare un esempio.
Quanto è importante pronunciare il nome proprio di una persona? Immensamente: è la "chiamata" all’esistenza e al riconoscimento.
Fin dalla più tenera età, mi è stata additata quale qualità delle donne protagoniste della storia sacra (e profana) la loro capacità di agire eventi grandiosi nel nascondimento.
Un insegnamento che, "con le buone", ti rimetteva al tuo posto.
Ma io, disobbediente, ne cercai i nomi e le gesta.
Questo testo mi ha riportato alle radici delle scelte di vita che ho firmato col mio nome, in un contesto gravido di sacro.
Grazie ad Amina e alla cura che ha riposto nel dare grazia, pathos, sacralità in questa restituzione di dignità e riconoscimento. Ognuna di noi potrebbe riconoscersi in questi archetipi femmnini della Liberazione e ritrovare il proprio nome.

 Gil - 27/11/2017 06:19:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Un testo così immenso per la grandezza spirituale che contiene in sé, si da ridurre al silenzio dello stupore ogni mia presunzione di commento. Solo una nota mi concedo, non me ne voglia la grande e amata poetessa Narimi: nella celebrazione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro la donne, mi è occorso di leggere qualche testo poetico dedicato al tema, ricavandone più delusione che altro, non solo e non tanto per la qualità estetica, che non giudico se non per il mio gusto personale, ma perché, pur con buona intenzione, riemergevano dai testi gli stereotipi culturali che hanno "inchiodato" le donne ai ruoli classici imposti loro più che scelti, narrazioni edulcorate più a beneficio del maschio che non di una relazione intragenere egualitaria: donna-madre; donna-focolare etc etc., eludendo intanto culturalmente il problema di una reale liberazione di entrambi i generi (interdipendenza), che se non necessariamente degrada in violenza, certamente nella cultura del predominio maschile ha trovato un humus fertile per germinare. Che c’entra tutto ciò con la poesia di Amina? C’entra poiché lei, con il suo genio poetico, con intenzione consapevole o meno - ma io credo di sì ma nella sua umiltà, com’è nel suo stile, sicché non ne ha fatto esplicito riferimento -, ci conduce con fine acutezza intellettuale e culturale alle radici di una possibile liberazione, dove, tra i codici culturali per eccellenza, la Bibbia, ovvero nel Cristo radice della cultura Occidentale (credo così si possa definire), troviamo le donne elevate all’eccelso della loro dignità, a tratti superando gli uomini, non come concessione maschile ma come dote "naturale" che loro portano in sé, in pari dignità di maschile e femminile. Di questo genio poetico di Amina oggi mi sono riempito di bellezza e di stupore, di come ha saputo trattare un tema in un modo originale, esteticamente sublime, intelligente e senza scadere in celebrazioni poetiche fittizio o di maniera o retoriche, pure quando dettate da buone intenzioni. In ciò anch’io pronuncio il mio metà culpa (anche se nulla ho scritto, non ne sari stato all’altezza).

Perdonami sublime Amina per la lunghezza commentatori a: un tedio.

 Laura Turra - 27/11/2017 05:46:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Cara Amina, questo testo è una magnificenza. L’ho letto molte volte e poi ancora e ancora, per trovarvi in ogni passo la storia della salvezza, la mia storia, scritta nella verità di queste donne. Ti stringo, Amina, in un abbraccio commosso.

 Franco Bonvini - 26/11/2017 20:54:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

..ascolta i dottori ma non fare come loro.. allargano i loro filattèri e allungano le frange.

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